
Altro che "abusivimo di necessità", in Italia le costruzioni illegali sono una forma pura e semplice di evasione fiscale, capace di reggere anche la crisi del settore. Secondo il Rapporto Bes (benessere equo e sostenibile) dell'Istat, infatti, nel 2014 il numero delle nuove costruzioni abusive è salito, rispetto all'anno precedente, da 15,2 a 17,6 ogni 100 autorizzate.
La forte crisi che ha caratterizzato il settore delle costruzioni negli ultimi anni non ha fatto diminuire il fenomeno del sommerso. L'aumento registrato nel 2014 è indice di un diverso impatto della recessione economica sulla componente legale e su quella illegale della produzione edilizia: a partire dal 2008 entrambe sono state costantemente in calo, ma il flusso annuo della produzione legale si è ridotto di oltre il 60%, mentre quello della produzione illegale di meno del 30%.
Una dinamica che, secondo il rapporto dell'istituto di statistica nazionale, sgombera il campo da qualsiasi alibi sociologico sul cosiddetto "abusivismo di necessità". La crisi ha incentivato il sommerso, sostenendo anche una domanda illegale, altrimenti destinata al declino.
Abuso del territorio in zone sottoposte a tutela
In Italia c'è una tendenza a perpetuare l'abuso del territorio anche in zone sottoposte a tutele, come confermato anche dai dati del Censimento degli edifici del 2011. L'indice di urbanizzazione delle aree sottoposte a vincolo paesaggistico rileva, infatti, nelle aree costiere, montane e vulcaniche individuate dalla legge Galasso, una densità media di 29,8 edifici per km2 contro i 28, 6 del 2001
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