
Se il 2019 è stato un anno record per gli investimenti corporate nel mercato immobiliare italiano, la crisi causata dal covid ha avuto conseguenze pesanti sulle transazioni immobiliari, ma anche sul numero di aste e sulla situazione degli Npl.Ecco quanto rilevato durante la digital conference “Real Estate: The Question Mark For The Future?” organizzata da Credit Village e dall’agenzia comunicazione T.W.I.N.

Nel 2019 gli investimenti corporate nel settore immobiliare avevano raggiunto i 12,3 miliardi, di cui i tre quarti provenienti dall’estero. Il 2020 è stato invece risospinto nella stessa situazione di cinque o sei anni fa, nonostante le premesse fossero più che rosee. Durante il lockdown infatti, e in particolare nel primo trimestre, gli investimenti sono stati solo di 2 miliardi, anche se a giugno si è verificata una certa ripresa soprattutto nel comparto residenziale. Preoccupazione invece per il segmento uffici, travolti dallo smart working e dalle opportunità e trasformazioni che ciò può portare con sè

Quanto alle dinamiche di mutui ed Npl, secondo Nomisma, si sono già formati 15,6 miliardi di euro di crediti deteriorati derivanti da rate di mutui non pagati, con 100mila nuclei familiari che rischiano di diventare insolventi nei prossimi trimestri e 160mila che hanno già un immobile pignorato. Sempre più rilevante quindi anche il ruolo dei player del credito e dei servicers, a sostegno dei mutui e della gestione di UTP con sottostante immobiliare. Infine un ruolo centrale nel settore ce l’ha la tecnologia: le agenzie immobiliari, spinte anche dalla pandemia, hanno avviato visite virtuali e trattative da remoto, in un approccio sempre più consulenziale e di customer care.
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