Aumentano i ruderi ma crescono anche le rendite catastali
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Le statistiche immobiliari Omi, relative a 78 milioni di unità immobiliari in Italia, rivelano un aumento di edifici ridotti in ruderi: +2,7 annuo per cento nel solo 2022, +119 per cento negli ultimi dieci anni. Il numero delle unità collabenti accatastate sotto la categoria F2 è aumentato in maniera vertiginosa soprattutto dopo l’introduzione dell’Imu, e Confedilizia lancia l’allarme in merito: i ruderi sono passati da 278.121 a 610.085 dal 2011. Ma non sono questi gli unici dati resi noti dall’Agenzia delle Entrate: scopriamo insieme la fotografia del patrimonio immobiliare italiano secondo le ultime statistiche catastali Omi.

Ruderi più che raddoppiati in dieci anni, l’allarme di Confedilizia

L’aumento dei ruderi in Italia, secondo Confedilizia, ha evidenti conseguenze sulle aree in cui tali edifici insistono, creando un serio problema di degrado urbano e sociale. Si tratta di immobili, appartenenti per il 90 per cento a persone fisiche, che pervengono a condizioni di fatiscenza per il solo trascorrere del tempo o, in molti casi, in conseguenza di atti concreti dei proprietari (ad esempio, la rimozione del tetto) finalizzati a evitare almeno il pagamento dell’Imu. Va infatti ricordato che sono soggetti alla patrimoniale immobiliare – giunta a un carico di 22 miliardi di euro l’anno – persino i fabbricati definiti “inagibili o inabitabili”, ma non ancora considerati “ruderi”.

Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, evidenzia la necessità che la politica rifletta su questi dati e individui soluzioni adeguate. Una delle proposte della Confederazione della proprietà edilizia è quella di ridurre il carico fiscale rappresentato dall'Imu, in particolare sugli immobili dei piccoli centri e dei borghi, spesso abbandonati e in declino. L'eliminazione dell'Imu nei Comuni fino a 3.000 abitanti, ad esempio, avrebbe un costo annuo contenuto (800 milioni di euro, meno del 4 per cento del gettito complessivo dell’imposta) ma potrebbe rappresentare un segnale importante per i proprietari, spesso eredi, che non hanno le risorse o gli incentivi per riqualificare i propri beni. Molti di questi immobili sono privi di possibilità di vendita o affitto e tra poco tempo potrebbero essere oggetto di obblighi di riqualificazione energetica in caso di approvazione della proposta di direttiva europea “case green”.

Lo stock immobiliare in Italia nel 2022

Dei quasi 78 milioni di immobili o loro porzioni, di cui circa 67,1 milioni sono censiti nelle categorie catastali ordinarie e speciali, con attribuzione di rendita, oltre 3,7 milioni sono censiti nelle categorie catastali del gruppo F, che rappresentano unità non idonee, anche se solo temporaneamente, a produrre ordinariamente un reddito (aree urbane, lastrici solari, unità in corso di costruzione o di definizione, ruderi) e circa 7 milioni sono beni comuni non censibili, cioè di proprietà comune e che non producono reddito, o unità ancora in lavorazione (circa 70 mila). Non considerando gli immobili che non producono reddito del gruppo F, i beni comuni non censibili e gli immobili in lavorazione, le unità immobiliari censite sono pari, come detto, a poco meno di 67,1 milioni, di cui la maggior parte è censita nel gruppo A (circa il 54%) e nel gruppo C (il 43%), dove sono compresi, oltre ad immobili commerciali (negozi, magazzini e laboratori) anche le pertinenze delle abitazioni, ovvero soffitte, cantine, box e posti auto. La restante parte dello stock, il 3%, è costituita da immobili censiti nei gruppi a destinazione speciale (gruppo D, 2,5%), particolare (gruppo E, 0,2%) e d’uso collettivo (gruppo B, 0,3%). In termini di rendita catastale, la quota maggiore è ancora rappresentata dagli immobili del gruppo A e C, che corrispondono a quasi i 2/3 del totale. Le unità del gruppo D rappresentano, di contro, una rilevante quota di rendita del patrimonio immobiliare italiano, il 28,6 %, a fronte di una quota di solo il 2,5% in termini di numero di unità.

stock immobiliare
Stock Immobiliare 2022 - Omi Omi

Rendite catastali 2022

La rendita catastale complessiva attribuita allo stock immobiliare italiano ammonta, nel 2022, a oltre 38 miliardi di euro, di cui quasi il 61% relativo ad immobili di proprietà delle persone fisiche (circa 23,3 miliardi di euro) ed il restante 39% circa (oltre 14,9 miliardi di euro) detenuto dalle PNF (Tabella 3 e Figura 3). Risulta pari a poco più di 40 milioni di euro (solo lo 0,1% del totale) la rendita catastale dei Beni comuni censibili. La rendita catastale, rispetto al 2021, è aumentata di circa 237 milioni di euro, +0,6%. Le rendite medie per unità immobiliare evidenziano un totale nazionale medio di 572 euro, con poco meno di 400 euro in media per le unità delle PF, oltre 2.000 euro per le PNF e circa 330 euro per i beni comuni censibili.

rendite catastali
rendite catastali Omi

Alle sole abitazioni censite al 31 dicembre 2022 negli archivi catastali italiani corrisponde una rendita di oltre 17,4 miliardi di euro, circa 90 milioni di euro in più del 2021. Lo stock abitativo di proprietà delle persone fisiche presenta una rendita catastale complessiva pari a poco più di 16 miliardi di euro, 93% circa del totale. La rendita attribuita alle abitazioni delle PNF è pari a poco più di 1,2 miliardi di euro ed è pari ad oltre 3 milioni di euro per le abitazioni censite tra i beni comuni. Sempre in termini di rendita catastale, la quota delle abitazioni di proprietà delle persone non fisiche supera il 20% per le abitazioni signorili (A/1), le ville (A/8) e le abitazioni tipiche dei luoghi (A/11) ed assume particolare rilievo, oltre il 60%, per le abitazioni di maggiore pregio (A/9). La media nazionale della rendita catastale di un’abitazione è di 491 euro, con valori che sfiorano i 3 mila euro per le abitazioni signorili (A/1) e le ville (A/8),sono intorno ai 2.300 euro per le abitazioni di maggior pregio (A/9), e punte superiori ai 6.500 euro per le PNF (A/9). Inferiori a 100 euro sono le rendite medie delle abitazioni popolari, ultra popolari o tipiche dei luoghi.

stock residenziale
Omi

Dimensioni medie delle abitazioni in Italia

L’abitazione media censita in catasto ha 5,5 vani, leggermente più piccola quando è di proprietà delle PNF e con 3,3 vani, in media, quando si tratta di un bene di proprietà comune. La superficie media delle abitazioni censite negli archivi, calcolata come rapporto tra la superficie catastale complessiva e il numero di unità, è pari a circa 118 m2. È 126 m2 per le abitazioni in categoria A/2 e 110 m2 per le abitazioni in A/3, è inferiore a 100 m2 per le abitazioni in categoria A/4, A/5, A/6 e A/11, è circa 300 m2 per le unità nella categoria A/1, circa 500 m2 per le unità in A/8 e va ben oltre i 600 m2 per le unità in A/9.

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