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Antonio Decaro

Come stanno gestendo le amministrazioni locali la crisi dovuta al coronavirus? Quali sono le richieste dei comuni italiani al governo Conte? idealista/news lo ha chiesto ad Antonio Decaro, sindaco di Bari dal 2015 e presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) dal 2016, che ha fatto il punto della situazione allo stato attuale.

Il premier Conte ha definito i sindaci “le prime sentinelle dello Stato” in questo momento. Come cambia il lavoro di un sindaco durante lo stato d’emergenza?

“Noi sindaci, in questo momento, da un lato avvertiamo forte il senso di responsabilità nei confronti dei nostri concittadini, per proteggere i quali da un nemico invisibile e infido vorremmo poter fare di più, dall’altro proviamo un senso  di impotenza perché, ora come ora, solo la responsabilità individuale di ciascuno nel rispettare le regole indicate dalla cabina di regia nazionale e dall’istituto superiore di sanità può permetterci di superare questa difficile situazione. Stiamo cercando soltanto di far rispettare le regole e di impegnarci a fondo per aiutare le famiglie e i cittadini che stanno vivendo le maggiori difficoltà, perché nessuno resti indietro”.

A che punto è il Fondo di solidarietà ai Comuni?

“Abbiamo ricevuto i fondi per gli alimenti e i beni di prima necessità da destinare alle famiglie in stato di necessità ma siamo in trattativa con il Governo per uno stanziamento ben più importante in favore dei Comuni, fondamentale per tenere in piedi il sistema città nel suo complesso. Stiamo parlando delle risorse che i Comuni impiegano ogni anno per erogare servizi e che traggono gran parte della loro copertura dalla fiscalità generale, venuta a mancare a causa del lockdown decretato per far fronte all'emergenza”.

Le misure prese sinora sono sufficienti o rappresentano solamente un punto d’inizio? Ci sono già sul tavolo delle proposte o richieste dell’Anci al governo?

“Purtroppo no, i fondi erogati fino ad ora non bastano assolutamente. Come dicevo, la capacità fiscale dei Comuni è drasticamente ridotta. Non per volontà di noi amministratori, né per volontà di cittadini e imprese che versano i tributi. È ridotta, se non in alcuni casi azzerata, per la situazione che si è determinata con il blocco delle attività economiche a seguito dell'emergenza sanitaria. Il governo deve prendere coscienza di questa situazione e già nel prossimo decreto deve far fronte alla richiesta di 5 miliardi che gli enti locali hanno avanzato da tempo. Non possiamo aspettare oltre: si tratta di garantire ai cittadini italiani i servizi fondamentali che i Comuni erogano, a cominciare dal trasporto pubblico e dalla raccolta dei rifiuti”.

A Bari com’è la situazione dei contagi?

“La situazione al momento sembra sotto controllo: certo rispetto alle altre città pugliesi abbiamo una percentuale più alta di contagi, considerata anche sulla base dell’area metropolitana, ma credo questo dipenda dal fatto che nella nostra città c’è una concentrazione maggiore di servizi, persone ancora al lavoro, movimento di pendolari e strutture operative”.

In più di un’occasione è sceso letteralmente in strada per richiamare i suoi concittadini, complessivamente sono disciplinati i baresi?

“All’inizio si faceva fatica a comprendere la situazione di pericolo che riguardava anche la nostra comunità e si tendeva a sottovalutare l’allarme che gli esperti stavano lanciando. Proprio andando in giro per la  città avvertivo che c’era un'inconsapevolezza grave e diffusa e le immagini drammatiche che arrivavano da altre parti del nostro Paese facevano a pugni con quello che continuava ad accadere a Bari. Per questo, in alcuni casi, mi sono anche arrabbiato”.

Come sta gestendo i controlli?

“Sento di ringraziare i miei concittadini, perché nonostante il weekend di festa e le temperature quasi estive, le regole sono state rispettate e i controlli straordinari messi in campo dal comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica ci hanno dimostrato che i baresi hanno scelto la responsabilità e le regole, restando a casa per trascorrere la Pasqua. Purtroppo non è stato facile, penso alle tante persone che vivono in una casa piccola ma, come è stato ampiamente documentato, la città tra domenica e lunedì era deserta”.

Come immagina che possa essere la riapertura durante la fase 2?

“Torno a dire che noi sindaci sin dal primo giorno ci stiamo attenendo alle disposizioni che arriveranno dalla cabina di regia nazionale e dall’istituto superiore di sanità e così faremo anche nella fase di riapertura che ci attende. È ovvio che saremo d’avanti a un equilibrio instabile: se fortunatamente i contagi dovessero restare contenuti, il desiderio di tornare presto alla normalità rischierà di farci prendere decisioni o adottare comportamenti azzardati. Io credo che dobbiamo acquisire la consapevolezza che, almeno per i prossimi mesi, la nostra vita non tornerà alla normalità e dovremo rinunciare alle nostre abitudini e a tanti progetti. Nello specifico, i termini della riapertura dei singoli servizi e delle singole attività saranno dettati sicuramente da scelte basate sull’andamento dell’epidemia che gli scienziati e il Governo valuteranno”.

Quali misure ha adottato il Comune di Bari per continuare a svolgere le proprie attività nonostante l’emergenza sanitaria?

“Anche il Comune di Bari si è adeguato alle nuove norme per la sicurezza sul lavoro dettate da questa emergenza sanitaria. La stragrande maggioranza dei dipendenti svolgono il loro lavoro in modalità di smart working e in tutti gli uffici dove si svolgono servizi essenziali per il pubblico vengono osservate le regole sul distanziamento,  gli ingressi sono contingentati  e viene regolarmente fornito materiale di protezione individuale in modo da assicurare la protezione dei singoli. Abbiamo ridotto l’impiego di personale in alcuni servizi di manutenzione, sospeso tutte le iniziative pubbliche e, soprattutto, potenziato la macchina degli aiuti per le famiglie in difficoltà”.

 
 
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