
Registra un gettito pari 2.012 milioni di euro (+17,9%) la cedolare secca sugli affitti, incremento indotto anche da un aumento delle frequenze dei contributi versati che mostra un maggiore utilizzo di questo regime di tassazione nei contratti di locazione immobiliare. A renderlo noto il Ministero dell’Economia e delle Finanze pubblicando il documento sulle entrate tributarie dello scorso anno.
A quanto pare, dunque, la cedelore secca funziona bene. I dati del Tesoro sono stati analizzati da Confedilizia e il presidente, Giorgio Spaziani Testa, ha fatto sapere: “Il successo che sta riscuotendo la cedolare secca nel campo degli affitti abitativi, conferma quanto sia stata giusta la scelta di introdurre un sistema di tassazione proporzionale e semplificato per i redditi derivanti da un bene già gravato da imposte di natura patrimoniale (attualmente, Imu e Tasi), con il quale tanti risparmiatori garantiscono la disponibilità di abitazioni in affitto in Italia”.
Il presidente di Confedilizia ha poi aggiunto: “I dati delle Finanze dovrebbero indurre Parlamento e Governo a riflettere sulla necessità di estendere il più possibile questo regime virtuoso d’imposizione, in particolare prevedendo l’applicabilità della cedolare anche agli affitti di negozi e uffici: in tale comparto, infatti, la somma di ben sette tributi a carico dei proprietari porta la tassazione ad erodere fino all’80% del canone di locazione, senza contare le spese di manutenzione dell’immobile e l’eventuale indennità di avviamento. Si tratterebbe di una misura che avrebbe, fra gli altri, il pregio di aiutare il commercio e l’artigianato e di contribuire a combattere la desertificazione e il degrado di tante aree urbane”.
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