
Ilaria Lamera, la studentessa bergamasca che lo scorso martedì ha iniziato la sua protesta contro il caro affitti a Milano, ha smontato la sua tenda davanti al Politecnico. Ma la protesta non si ferma e a raccogliere il testimone sono altri studenti pronti a dar battaglia sul tema sia nel capoluogo meneghino, in piazza Leonardo da Vinci, sia in altre città italiane tra cui Torino, Pavia, Firenze, Roma. Già da alcuni giorni anche nella Capitale infatti un gruppo di ragazzi ha installato una piccola tendopoli sul prato davanti al rettorato dell’università “La Sapienza”, proprio sotto alla statua della Minerva.
Nel frattempo però c’è stato un passo avanti: a Milano giovedì il sindaco Sala insieme all’assessore alla Casa del Comune, Pierfrancesco Maran, quello regionale Paolo Franco, incontrerà i rappresentanti degli studenti e dei rettori dell’Università a Palazzo Marino. Che cosa chiederanno gli studenti in quella sede? Lo abbiamo chiesto Luca Lo Bosco, 23 anni, studente e rappresentante della Scuola di Ingegneria Civile, Ambientale e Territoriale che insieme ad altri ragazzi continua a mantenere viva l’iniziativa in questo “camping” improvvisato sostenuto dalla lista universitaria La Terna Sinistrorsa.
Quando parliamo di caro-affitti di che cifre stiamo parlando?
A Milano il prezzo medio per una camera in un appartamento in condivisione con altri studenti è arrivato a 600 euro al mese.
Quasi sempre da questo importo le spese sono escluse. Si tratta di un importo insostenibile per le famiglie se rapportato con quelli che sono gli stipendi medi attuali in Italia. Questi importi diventano ancora più elevati in occasione però di periodi considerati “caldi”, come l’inizio dell’anno accademico, la Fashion week, la Design Week e tutte le altre grandi manifestazioni, le famose “Week”, che attirano turisti e addetti ai lavori di diversi settori qui in città.
Qual è secondo voi un livello di canone “accettabile”?
Secondo noi il canone a stanza, escluse le spese, dovrebbe aggirarsi intorno ai 200 – 300 euro.
Solo così potrebbe essere realmente accessibile da famiglie con stipendi “normali”. Gli stipendi sono rimasti fermi, ma i prezzi al metro quadrato sono saliti in modo troppo veloce e acquistare casa diventa sempre più difficile. Gli affitti sono aumentati di pari passo. Milano è una città attrattiva, sia per lo studio, sia per il lavoro, ma i prezzi sono ormai fuori controllo: chi non dispone di un reddito elevato è tagliato fuori. In questa situazione c’è chi ci sta speculando moltissimo, affittando persino spazi non adatti. Sul mercato c’è di tutto: stanze senza finestre oppure ricavate da sottotetti. C’è chi chiede 400 euro al mese per l’affitto di locali chiaramente non abitabili. Mancano poi del tutto i controlli su ciò che viene messo in locazione.
Lo sapete che molti vi considerano “choosy”, schizzinosi, perché non volete fare i pendolari da casa al luogo di studio, così come invece fanno molti lavoratori?
Purtroppo in alcune situazioni è davvero impossibile fare i pendolari: chi ha lezione alle ore 8.30 al mattino deve svegliarsi all’alba perché i collegamenti tra Milano e alcune province non sono molto efficienti.
Lo stesso problema si ripresenta al termine delle lezioni: ci sono i laboratori al pomeriggio e, soprattutto in inverno, tornare a casa con il buio in treno può essere poco piacevole. C’è un problema di collegamenti e di sicurezza di cui bisogna tener conto. Ma in questo modo è impossibile riuscire a studiare. Per assurdo, durante la pandemia era possibile almeno seguire le lezioni on line. Oggi, con il ritorno alle lezioni tradizionali il problema della frequenza ai corsi anche da parte di chi abita più distante dall’ateneo è riesploso.
Che cosa intendete chiedere al sindaco Sala, e agli altri esponenti delle istituzioni eventualmente presenti, durante l’incontro di giovedì?
Noi chiediamo che vengano realizzati più alloggi per studenti da parte del settore pubblico a prezzo calmierato.
Oggi la domanda di una stanza o di un appartamento in affitto supera l’offerta disponibile e da qui arriva l’impennata verso l’alto dei canoni.
Il Politecnico di Milano è un grande polo di attrazione ma il flusso di studenti provenienti da tutta Italia e persino dall’estero fa fatica a trovare soluzioni accessibili per poter vivere in città o appena al di fuori dal confine urbano. In questo modo però il diritto alla studio non viene tutelato. O meglio, viene garantito solo a chi ha elevate disponibilità economiche.
Per costruire nuove residenze universitarie serve tempo, però. Quali misure proponete nell’immediato?
Secondo noi occorre rendere ancora più appetibile, dal punto di vista fiscale, per i proprietari di casa l’applicazione del canone concordato
e attuare il blocco dei rincari come succede in Francia, Spagna o Germania: occorre individuare un limite più stringente per l’adeguamento annuale del canone, non è possibile che possa crescere rincorrendo l’inflazione annua. Occorre poi porre un limite al “far west” attuale: manca un controllo attivo sugli affitti. A volte alcuni proprietari di casa chiedono agli inquilini di pagare una parte dell’affitto in regola, così come stabilito dal contratto di locazione, e un’altra parte in nero. Ma non solo. L’incontro tra domanda e offerta non è sempre “semplice”: molti annunci disponibili on line o nei gruppi facebook non corrispondono alla realtà. Il rischio di trovarsi davanti a “una fregatura” è sempre infatti dietro l’angolo.
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