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La classifica delle città capoluogo più digitali d'Italia
Bologna, Brescia, Firenze: le città più digitali d'Italia Freepik

Comuni italiani sempre più digitali. Anche se la strada è lunga, le città principali d’Italia vanno incontro sempre più spesso ad uno stile di vita digitalizzato, grazie anche alla spinta post pandemica e alle risorse del Pnrr. Uno studio di FPA, società del gruppo Digital360 realizzato per Deda Next, ha individuato i capoluoghi più digitalizzati d’Italia. Scopriamo quali sono.

Pubblica amministrazione digitale in Italia

Nell’”Indagine sulla maturità digitale dei Comuni capoluogo” si analizza il grado di maturità digitale dei 110 comuni italiani capoluogo sulla base di tre dimensioni: Digital public services, il livello di disponibilità online di 20 tra i principali servizi al cittadino e alle imprese; Digital PA, l’integrazione dei Comuni con le principali piattaforme abilitanti individuate dal Piano triennale per l'informatica pubblica (SPID, CIE, PagoPA, AppIO); Digital Openness, che misura il grado di apertura delle amministrazioni comunali in termini di  numerosità e interoperabilità degli open data e il livello di  comunicazione con i cittadini attraverso i canali social.

Le città più digitali d’Italia

Sono 41 le città che nel 2022 hanno raggiunto un livello “buono” di maturità digitale, ben 25 in più rispetto alle 16 dello scorso anno. Di queste, 10 ottengono il punteggio più elevato in tutti e tre gli ambiti analizzati: Bologna, Brescia, Firenze, Genova, Lodi, Milano, Modena, Padova, Pisa e Roma Capitale.

Tra le 41 città con i livelli più alti di maturità, pur nel quadro di una netta prevalenza delle realtà settentrionali (12 sono localizzate nel Nord-ovest, 15 nel Nord-est), figurano anche 7 città del Centro-Italia e altrettante realtà appartenenti a Regioni del Mezzogiorno: BariCagliariCataniaLeccePalermoPescara e Vibo Valentia. Inoltre, tra le 41 città in fascia più alta si trovano anche 7 realtà di piccole dimensioni: CuneoLeccoLodi, RovigoSienaVerbania e Vibo Valentia. Anche nella fascia medio-alta si posizionano un buon numero di città di piccole dimensioni (14).

L’offerta di servizi pubblici digitali 

La rilevazione 2022 evidenzia un importante aumento della disponibilità di servizi online da parte delle città. Su 110 Comuni capoluogo, ben 91 garantiscono almeno 10 servizi online sui 20 monitorati (erano 66 nel 2021), 34 ne garantiscono 15 o più (contro i 17 della passata rilevazione). Tale aumento si riflette anche sui livelli di maturità attribuiti a ciascun ente dall’indice Digital public services. I Comuni che si attestano ad un “buon” livello di maturità sono infatti 34 (+11 rispetto al 2021), a cui se ne aggiungono 57 che raggiungono un livello medio-alto (+6). Di contro, si riducono i Comuni che si posizionano nelle fasce inferiori: 15 si attestano ad un livello medio-basso (-10 rispetto al 2021) e solo 4 ad un livello basso (-7).

Tuttavia, a fronte di una crescita generalizzata dei servizi online nei Comuni capoluogo, permangono grandi differenze tra le diverse tipologie di servizio, soprattutto tra i 10 individuati della misura 1.4.1 del PNRR. I servizi maggiormente disponibili in modalità digitale sono quelli relativi a mense scolastiche (online in 97 Comuni), multe (95) e TOSAP (Tassa Occupazione Spazi e Aree Pubbliche) (89), mentre i livelli minori di offerta online si registrano su quelle procedure maggiormente indirizzate alle fasce di popolazione più a rischio esclusione, come la richiesta del contrassegno veicoli per le persone con disabilità (online solo in 25 Comuni) o la presentazione della domanda per l’assegno di maternità comunale (11 Comuni). Inoltre, ad un buon livello di disponibilità di servizi online non sempre corrisponde un livello altrettanto adeguato di qualità dell’esperienza offerta al cittadino. Solo 13 tra i 110 Comuni capoluogo hanno adottano il modello standard di sito e servizi digitali dei Comuni italiani sviluppato nell’ambito di Designers Italia.

Le piattaforme digitali nei capoluoghi

Nell’adozione delle piattaforme abilitanti si registra un’importante accelerazione anche per effetto degli obblighi normativi introdotti dal c.d. “Decreto Semplificazioni”. Rispetto all’identità digitale, tutti i 110 Comuni capoluogo adottano ormai SPID e/o CIE come strumenti di autenticazione ai propri servizi online. Anche il numero di servizi effettivamente disponibili tramite questi due strumenti è cresciuto in maniera sostanziale. Ben 64 Comuni hanno più di 10 servizi accessibili tramite SPID (contro i 23 del 2021), e 38 quelli che hanno più di 10 servizi accessibili tramite CIE (contro i 10 del 2021).

Per i pagamenti digitali, tutti i Comuni sono ormai attivi sulla piattaforma pagoPA, mentre nel 2021 erano 6 le città che ancora non avevano fatto registrare nemmeno una transazione. Per l’integrazione dei servizi comunali sull’app IO, 104 Comuni hanno esposto almeno un servizio sull’applicazione (erano 89 nel 2021) e tra questi 17 hanno già integrato 20 servizi o più, 2 Comuni hanno già superato la soglia prevista per il 2026 dal PNRR di 50 servizi esposti sull’app. Anche in questo caso, i progressi registrati sulle singole piattaforme si riflettono positivamente sui livelli di maturità individuati dall’indice Digital PA: 28 Comuni si attestano ad un livello di maturità “buono” (+18 rispetto al 2021), con una progressiva riduzione dei Comuni collocati nelle fasce inferiori: 50 a livello medio-alto (-10) e 23 a livello medio-basso (-10). Rimangono in fascia più bassa solo 9 Comuni.

Digital Openess nei capoluoghi d’Italia

Anche sul fronte dell’apertura, tradizionale tallone d’Achille dei Comuni capoluogo, si registrano sensibili progressi, merito soprattutto di una maggiore attenzione al tema degli open data. Salgono da 62 a 69 Comuni che pubblicano dati aperti sui loro portali dedicati o sui portali delle Regioni. Permangono però profonde differenze di produzione: 8 Comuni espongono più di 500 dataset, 39 ne mettono a disposizione meno di 100. Sui 110 Comuni capoluogo, 45 alimentano il catalogo nazionale dati.gov.it in maniera diretta o intermediata dai portali regionali, mostrando quindi un buon livello di adesione al profilo di metadatazione DCAT-AP_IT. Tra questi, spiccano in particolare i 14 Comuni che hanno federato il proprio catalogo dati con il catalogo nazionale. La stragrande maggioranza dei Comuni oggetto di indagine utilizza i principali canali social come strumento per l’interlocuzione digitale con la propria cittadinanza: 88 utilizzano Twitter (+3 rispetto al 2021), 100 Facebook (+3), 81 Instagram (+7) e 102 Youtube (+1). L’unico passo indietro si registra su Linkedin (da 86 a 57), per effetto della disattivazione di molti profili preesistenti ma inutilizzati. Come per i precedenti indici dimensionali, anche i miglioramenti complessivi registrati rispetto a questi due ambiti si riflettono sul livello di maturità definito dall’indice Digital Openness. I Comuni con un “buon” livello di maturità salgono da 7 a 26, quelli a livello “medio-alto” addirittura da 19 a 42. Di contro, si riducono le città collocate nelle fasce più basse: 28 Comuni si attestano a un livello medio-basso (-26) e 14 a livello basso (-16).

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