I verbali del Fomc ribadiscono la linea. Mentre l'inflazione allunga i tempi dei tagli
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Askanews

All'ultima riunione del direttorio della Federal Reserve, i banchieri centrali Usa "hanno concordato che nel prendere in considerazione qualsiasi aggiustamento ai livelli dei tassi sui fondi federali valuteranno attentamente i dati che perverranno, l'evolversi delle prospettive e il bilanciamento dei rischi. I componenti hanno concordato che non si attendono che risulti appropriato ridurre i tassi fino a quando non avranno maggiore fiducia che l'inflazione si stia muovendo in maniera sostenibile verso il 2%". Lo ribadiscono i verbali del Fomc, che si è svolto il 19 e 20 marzo scorsi, pubblicati dall'istituzione Usa.

Il resoconto ripete concetti che erano stati già ampiamente esposti dalla Fed, ma giunge proprio dopo che sono stati pubblicati i dati sull'inflazione di marzo, che negli Usa ha mostrato una inattesa riaccelerazione al 3,5%. Esattemente l'opposto di quello che vorrebbero vedere alla banca centrale. Il dato ha innescato una brusca reazione negativa dei mercati, dato che combinato con la linea riaffermata anche in queste "Minute" dalla Fed implica un allontanamento della prospettiva di un primo taglio dei tassi di interesse.

Tra gli analisti c'è già chi ipotizza che di tagli non se ne parli prima di novembre. E, prima ancora dei dati diffusi, erano anche state espresse valutazioni da parte di player rilevanti del panorama finanziario statunitense che escludevano tagli dei tassi per tutto questo 2024.

 

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