
Superbonus e crediti d’imposta all’attenzione dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Giovedì 2 marzo la presidente Lilia Cavallari è intervenuta in audizione presso la Commissione Finanze e tesoro del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale, con particolare riferimento ai crediti d’imposta. Ecco quanto è stato riferito in merito alla discussa agevolazione fiscale e al nodo relativo ai crediti d’imposta. Un intervento che preannuncia le possibili intenzioni del governo.
La storia dei bonus edilizi e del superbonus
Parlando degli incentivi connessi all’edilizia, è stato sottolineato che questi interventi, “inizialmente costituti da agevolazioni per le ristrutturazioni, sono nati come misure temporanee sotto forma di detrazioni dall’Irpef, con aliquota relativamente contenuta (41 e poi 36 per cento), finalità di supporto all’attività delle costruzioni e anche di incentivo all’emersione”. Tali incentivi sono stati poi prorogati e potenziati di anno in anno, includendo a partire dal 2007 anche gli interventi di efficientamento energetico.
L’analisi dell’Upb ha evidenziato che “dal 2008 al 2019 le detrazioni effettivamente usufruite sono aumentate da 2,6 miliardi a 9,2 miliardi. A partire dalla legge di Bilancio 2020 sono stati progressivamente introdotti provvedimenti che hanno reso equivalenti alcune di queste detrazioni a una forma diretta di spesa, con un incentivo che è stato portato a un valore prossimo o superiore alla spesa complessiva – 90 per cento per il bonus facciate e 110 per cento per il superbonus e sismabonus. Ne è conseguito un significativo ampliamento della platea totale dei beneficiari sia per l’aumentata convenienza sia per l’inclusione dei soggetti non capienti, implicitamente esclusi dalla fruizione degli incentivi preesistenti”.
Gli incentivi fiscali e gli oneri per lo Stato
Parlando degli oneri che ne sono derivati per lo Stato, l’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio ha sottolineato che “aver posto l’intero costo dell’intervento a totale carico dello Stato senza introdurre elementi di selettività” ha generato “una spesa nettamente superiore a quella per gli interventi di riqualificazione energetica agevolati in precedenza: il cosiddetto ecobonus ammontava a circa 4,5 miliardi nel 2020. Gli investimenti asseverati a solo titolo di superbonus energia a tutto gennaio 2023 hanno raggiunto i 65,2 miliardi di cui 49,7 completati”.
Alla luce di ciò è stato evidenziato che “l’onere per la finanza pubblica ha superato sensibilmente le aspettative iniziali, che erano basate su una previsione ufficiale di spesa di 35 miliardi per l’intero periodo di validità della misura. Sommato agli altri bonus edilizi – bonus facciate, ristrutturazioni, ecc. – il costo delle agevolazioni è destinato a superare anche l’importo – già rivisto al rialzo – di 110 miliardi sottostante le previsioni ufficiali del conto economico delle Amministrazioni pubbliche risalenti alla Nadef dello scorso autunno”.
Il contributo della componente non residenziale e delle opere pubbliche
Qual è stato l’effetto generato dall’impiego di queste risorse? Secondo quanto precisato dall’Ufficio parlamentare di bilancio, “l’impiego di queste ingenti risorse ha comportato sensibili effetti macroeconomici: il settore delle costruzioni è effettivamente cresciuto in misura marcata nel biennio 2021-22 e di più rispetto a quello degli altri Paesi europei, anche se è opportuno considerare che l’edilizia è stata sospinta non soltanto dal comparto residenziale, ma anche dalla componente non residenziale e dalle opere pubbliche”.
Con il superbonus crescita del Pil dell’1%
Basandosi poi sui dati di contabilità nazionale, l’Upb ha evidenziato che “nel biennio scorso il contributo alla crescita del Pil degli investimenti in costruzioni residenziali è stato di due punti percentuali; usando il modello macroeconometrico in uso all’Upb è possibile ricostruire che metà del contributo sarebbe direttamente ascrivibile all’incentivo fiscale”.
Il nodo dei crediti d’imposta
In questo quadro c’è il nodo dei crediti d’imposta. A tal proposito, l’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio ha sottolineato che “l’insieme dei crediti di imposta connessi con i bonus edilizi, con gli incentivi agli investimenti e con la crisi energetica sta mettendo a dura prova la capacità di assorbimento del sistema. Le compensazioni dei crediti sono passate da 8,4 miliardi del 2019 a 30 miliardi nel 2022 e sono destinate ad aumentare ancora per raggiungere, già allo stato attuale dei lavori, un picco nel 2024. In particolare, dai dati delle compensazioni dei primi due mesi del 2023 emergono chiari segnali di un incremento significativo dei crediti edilizi rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente”.
Nel dettaglio, “i crediti superbonus aumentano di 2,8 volte, quelli relativi alle facciate di 2,4 volte, mentre incrementi relativamente più contenuti, sebbene di rilievo, si osservano per l’ecobonus (+46 per cento) e per gli altri crediti edilizi (+63 per cento). Inoltre, si osserva una sensibile riduzione della quota dei crediti compensata dalle banche e dai servizi postali (dal 79,9 per cento al 59,1 per cento) a vantaggio delle imprese delle costruzioni e della filiera dell’edilizia (da 8,8 a 17,2 per cento), delle altre imprese del settore finanziario e immobiliare (da 8,2 a 9,5 per cento) e, soprattutto, delle imprese di altri settori non coinvolti direttamente nell’esecuzione dei lavori e non appartenenti al sistema finanziario (da 3 a 14,2 per cento)”.
Lo stop del credito d’imposta e dello sconto in fattura
Sul fronte crediti d’imposta c’è stato però il recente intervento del governo che ha messo uno stop alla possibilità di beneficiare delle agevolazioni edilizie mediante sconto in fattura e cessione del credito di imposta a terzi. Si è così posta fine, “tranne che in un ristretto numero di casi (adempimento già assolto di alcuni obblighi documentali) all’accumulazione di nuovi crediti, limitando sensibilmente la fruizione degli incentivi”.
Bonus edilizi, il possibile futuro
L’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio ha sottolineato le criticità connesse a misure poco selettive sia rispetto all’oggetto dell’incentivazione sia dei beneficiari e ha chiarito che “un’analisi puntuale dei risultati conseguiti dal superbonus in termini di risparmio energetico potrà consentire di orientare gli incentivi verso gli interventi più efficienti in termini di rapporto costi/benefici. Inoltre, in una prospettiva di razionalizzazione delle spese fiscali, andrebbe valutato se una misura selettiva di incentivazione del risparmio energetico possa risultare più efficiente ed efficace se erogata attraverso un programma di spesa”.
L’Ufficio parlamentare di bilancio, infine, ha osservato che è fondamentale una valutazione ex post per le misure che coinvolgono un ammontare rilevante di risorse. La valutazione ex post, infatti, permette di “comprendere se le risorse collettive effettivamente impiegate nella specifica misura rispecchiano le stime iniziali della perdita di gettito attesa” e poi di “valutare l’efficacia della misura rispetto agli obiettivi perseguiti e orientare le nuove scelte del decisore politico”.
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