
Si torna a parlare di cedolare secca sugli affitti commerciali. La scorsa settimana il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, nel corso dell’audizione sulla riforma fiscale nelle commissioni Finanze congiunte di Camera e Senato, ha detto: “Vorremmo introdurre la cedolare secca sugli immobili commerciali”. Del resto, a quanto pare, la tassa piatta piace sempre di più agli italiani. Lo dimostrano i recenti dati diffusi dal Dipartimento delle Finanze, secondo i quali i redditi da fabbricati di immobili affittati e soggetti alla cosiddetta tassazione sostitutiva sono aumentati sia nel caso di cedolare secca al 21% (+2,2%) sia nel caso di cedolare secca al 10% (+8,9%).
Cedolare secca affitti commerciali, cosa è accaduto nel tempo
Si ricorda che la cedolare secca sugli affitti commerciali è stata introdotta nel 2019, ma dal 2020 la misura non è stata più prorogata. Ora però se ne torna a parlare. E, a quanto pare, il governo vorrebbe introdurla nuovamente.

Cedolare secca sugli affitti, i dati del Dipartimento delle Finanze
Del resto, la cedolare secca sugli affitti registra un successo crescente. Secondo le ultime statistiche sulle dichiarazioni dei redditi 2022 pubblicate dal Dipartimento delle Finanze, i redditi da fabbricati di immobili affittati e soggetti alla cedolare secca sono aumentati per l’imposta sostitutiva al 21% del +2,2% e per l’imposta sostitutiva al 10% del +8,9%.
Nel dettaglio, la cedolare secca sugli affitti di immobili destinati ad uso abitativo nel 2021 ha attirato oltre 2,9 milioni di soggetti, facendo registrare alle casse dello Stato un imponibile di 18,2 miliardi di euro (+5% rispetto al 2020) e un’imposta dichiarata di oltre 3,1 miliardi di euro.
Il 48% dei soggetti con cedolare secca al 21% e il 49% con cedolare al 10% ha un reddito complessivo compreso tra 20.000 e 50.000 euro (corrispondente a circa il 9% del totale contribuenti nella classe di reddito da 20.000 a 50.000). Il 22% dei soggetti con cedolare secca al 10% e 21% ha un reddito complessivo maggiore di 50.000 euro (corrispondente al 25% del totale contribuenti nella classe di reddito oltre 50.000 euro).
L’utilizzo della cedolare secca al 21% è prevalente in Lombardia (22,5% dei soggetti), mentre quella al 10% è predominante nel Lazio (17,5% dei soggetti).
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