
L’Italia custodisce all’interno del suo territorio molti luoghi dal fascino selvaggio e naturale. Il più delle volte si tratta di posti protetti e aperti alle visite solo attraverso una regolamentazione piuttosto rigida. Tra questi c’è, senza ombra di dubbio, l’isola di Montecristo, una delle mete più esclusive e affascinanti dell'Arcipelago Toscano. L'isola, come il nome suggerisce, ispirò anche il celebre romanzo di Alexandre Dumas, ma ti sei mai chiesto perchè l'Isola di Montecristo si chiama così?
L'origine del nome dell'Isola di Montecristo
L'isola di Montecristo originariamente, in età classica, si chiamava "Oglasa", un nome che derivava direttamente dal greco. Il suo nome attuale, invece, deriva da una leggenda legata a San Mamiliano, un monaco eremita che si rifugiò sull'isola nel V secolo d.C. Secondo la tradizione, il santo visse in una grotta sul monte più alto dell'isola, dedicandosi alla preghiera e alla meditazione.
Non tutti, però, sono concordi su quest'ipotesi, perchè alcune fonti riportano come l'isola portasse in passato il nome di Montegiove, dato che alcune leggende riportavano l'esistenza di un tempio dedicato al dio Giove.

Qual è la storia dell'Isola di Montecristo?
Prima di essere così protetta però, l’isola di Montecristo ha vissuto diverse vicissitudini. Nonostante sull'isola sono state trovate tracce risalenti al Neolitico, la sua storia, di fatto, inizia nel V-VI secolo d.C., quando diventa un luogo di eremitaggio.
Qui, infatti, si rifugia il monaco San Mamiliano per sfuggire alle persecuzioni e fonda un monastero benedettino di grande prestigio. Durante il Medioevo, però, i monaci abbandonano il luogo a causa delle incursioni saracene. Da quel momento l’isola rimane disabitata e scompare dalle cronache.
Per vederla tornare in auge, dunque, bisogna attendere le avventure letterarie di Edmond Dantès, protagonista de Il Conte di Montecristo, e la diffusione della leggenda dell'altrettanto famoso tesoro nascosto sull’isola. Senza parlare della scelta di Vittorio Emanuele III di acquistarla nel 1899 e utilizzarla come riserva di caccia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, poi, la sua gestione passa allo Stato italiano e, nel 1971, viene dichiarata Riserva Naturale, status che fortunatamente conserva ancora oggi.

Itinerari trekking da fare sull'Isola di Montecristo
Visitare l’isola è un’esperienza escursionistica unica. Per questo motivo non bisogna mai dimenticare di vestirsi in modo comodo e, soprattutto, indossare delle scarpe da trekking per una maggiore aderenza al terreno. Chiarito questo, ecco i quattro percorsi principali da fare e cosa vedere sull'isola di Montecristo, rigororsamente con una guida autorizzata:
- Itinerario A - Cala Maestra - Belvedere - Villa Reale: la lunghezza del percorso è di circa 2 chilometri e richiederà due ore di camminata.
- Itinerario B - Cala Maestra - Monastero - Villa Reale: maggiore la difficoltà per questo sentiero, la durata è di 3 ore e mezza.
- Itinerario C - Cala Maestra - Villa Reale - Museo Naturalistico: il percorso trekking più facille. Richiede due ore circa per un totale di 1000 metri.
- Itinerario D - Cala Maestra - Monastero - Monte della Fortezza: sentiero tecnico che dura ben 5 ore e mezza. Riservato agli esperti.
I percorsi sono impegnativi per questo motivo sono riservati a visitatori in buone condizioni fisiche e a famiglie con bambini di almeno 12 anni. Ogni escursione, però, è sempre guidata proprio per garantire la sicurezza dei singoli partecipanti ma anche la tutela dell’ambiente.
Tutti i consigli per visitare l'Isola
L’isola di Montecristo offre, a chi ha la fortuna di viverla, un’esperienza rara e affascinante. Per godere pienamente di questa occasione, però, è opportuno seguire alcuni consigli ricapitolati in questo modo:
- Indossare abbigliamento e calzature adatte a percorsi escursionistici.
- Portare con sé acqua e snack, poiché sull’isola non ci sono punti di ristoro.
- Rispettare le rigide normative ambientali senza raccogliere piante o reperti naturali.
- Seguire attentamente le istruzioni delle guide per evitare rischi e minimizzare l’impatto ambientale.
Come ultimo suggerimento quello immancabile di pianificare con anticipo la visita, considerando le restrizioni e la disponibilità limitata.

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