Michele Rossi è uno dei due fondatori di Park Associati, tra le realtà più interessanti dell'architettura contemporanea italiana. Vicino ai temi della rigenerazione urbana, molto legato ad una Milano vivace e che cambia costantemente, Rossi ci guida all'interno del suo studio, "che è un grande laboratorio, perché a noi piace che ci sia un po' questa atmosfera di luogo dove si elaborano cose".

Quando nasce Park, e quale era il progetto iniziale di sviluppo?
Park nasce nel 2000 e da subito abbiamo cercato di pensarlo come un posto che non facesse riferimento soltanto a me e a Filippo Pagliani, che siamo i fondatori, ma che diventasse nel corso del tempo un luogo per accogliere anche altri progettisti. Già l'idea di chiamare lo studio non con i nostri nomi, ma con un nome più impersonale derivava dall'idea di avere un approccio meno italiano, che guardasse più al nord Europa. Certo, non avremmo mai immaginato nel 2000 che saremmo diventati più di 100, nel senso che questa cosa non era ovviamente programmata ed è successa nel corso degli anni perché alcune occasioni ci hanno dato la possibilità di affrontare dei progetti per cui questa crescita era necessaria.

Lei è molto vicino a temi che toccano la rigenerazione urbana. Si può dire che Milano, con cui avete una stretta connessione, sia la città più abituata a rinascere e cambiare in Italia?
Milano è una città che si è sempre un po' ripensata negli anni. La sua forza è anche un po' la sua debolezza: nel senso che è una città che ha un carattere molto meno forte e deciso rispetto ad altre città italiane ed accetta di più il cambiamento. In fondo la ricchezza di Milano sta proprio nel diversificare, nell'accettare anche dei toni non conformi. È una città che ha molte anime, che è stata capace anche di integrarle in alcuni punti oppure proprio di dividersi in momenti molto diversi architettonicamente ed anche urbanisticamente.

Se dovesse indicare i progetti a cui è più affezionato quali menzionerebbe?
Forse i progetti preferiti sono quelli su cui stia lavorando adesso; due progetti - uno della Regione Lombardia e l’altro della Torre Michelangelo - che coinvolgono anche lo spazio urbano circostante. Quindi sono due progetti che hanno una grossa responsabilità nei confronti dell'area di Milano su cui noi andiamo intervenire: non si esaurisce il progetto in un solo un edificio, ma coinvolge anche tutta una serie di connessioni con l'esistente. E questi sono i progetti che più ci interessa fare, quelli dove la progettazione ha un impatto sulla città, sul suo dinamismo e sui suoi flussi.

Quanto c’è all'interno del suo spazio lavorativo della sua visione?
Ovviamente amiamo molto lo spazio dove siamo: però proprio perché l'idea è di concepire il lavoro dell'architetto come un lavoro che fa del dialogo e della collettività l'aspetto fondante a noi piace anche perché ha questo aspetto di laboratorio e di luogo poco personale. Lo studio è un grande laboratorio e a noi piace che ci sia un pò questa atmosfera di luogo dove si elaborano cose e che abbia poco a che fare anche con il mio personale gusto e con quello di Filippo (Pagliani, co-founder di ParkAssociati, ndr).

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