Tra i più noti architetti e designer italiani contemporanei, Massimo Iosa Ghini ci riceve nella sua bellissima casa di Bologna. L’architetto - che è ambasciatore del design italiano nel mondo- in questa chiacchierata ci svela la sua abitazione: ma soprattutto ci offre la visione su una professione «che - dice - mi affascina sempre perché guarda al futuro».

Cosa la affascina del suo mestiere?
È un mestiere che mi affascina sempre perché guarda al futuro. È un mestiere previsionale, direi: noi infatti dobbiamo capire in anticipo quale sarà l’evoluzione dell’abitare, del modo di vivere gli spazi, gli ambienti, i luoghi e le città. Allo stesso tempo dobbiamo riuscire a farlo in maniera pratica, perché queste considerazioni si incontrano col tema della regolamentazione, che a volte si trasforma in iper burocrazia. Un problema che bisogna saper affrontare senza perdere la visione: anzi, al contrario, cercando di realizzarla immaginando le modalità per arrivare al risultato.

Parliamo della casa dove oggi ci ospita…
Sono entrato in questa casa circa 12 anni fa. L'abitazione era stata disegnata da un architetto lombardo. Ciò che mi ha attratto è stato l’esterno perché ho visto questa pietra, che è un Ceppo di Gre (presente sulla facciata, ndr) tipicamente milanese. Si tratta di un edificio razionalista, con uno dei lati esposto a sud ma protetto da un edificio di fronte: quindi ho potuto aprire una vetrata a tutta altezza, che parte dal livello terra e arriva fino al terzo piano.

Mi racconta come la vive?
Mi sono ispirato alle townhouses newyorkesi. Mi piace questa idea della casa che ha una stratificazione per piani. Il piano terra naturalmente è il più aperto all’esterno, con la zona living, poi man mano che si sale c’è una crescita di intimità. Fino ad arrivare al mio studiolo: un luogo dove si pensa e si progetta.

Un luogo per pensare?
È un luogo che vivo ed utilizzo, dove ho messo anche una zona di disegno. Perché il disegno - ormai sta diventando archeologia - è un modo di pensare. Mentre disegni pensi, approfondisci. Io ho la necessità di un luogo dove ho questi strumenti antichi: i colori, qualche pennello, le gomme da cancellare. È un luogo così, un pò arcaico.
Da diversi anni è ambasciatore del design italiano nel mondo. Come vedono all’estero l’Italia da questo punto di vista?
L’Italia a mio parere è un punto di riferimento nel mondo del progetto. Il concetto di Made in Italy è veramente percepito molto bene all’estero, non è una cosa che ci diciamo da italiani. C’è questa idea di progetto - a cui segue il prodotto- che ha una qualità intrinseca superiore a quella di altri luoghi del mondo. Questo si esprime molto nel progetto di manufatto, di oggetto artigianale- industriale, ed anche a mio parere, negli ultimi anni, nella nostra capacità di realizzare architetture che hanno una loro identità ed una quota di ricerca che non è scontata.

Quanto sta impattando sull’architettura l’intelligenza artificiale e quanto essa cambierà il suo mestiere?
L’intelligenza artificiale nel mondo del progetto è già entrata. Al momento è un tool - uno strumento importante ma di apporto e di appoggio- non è un sostitutivo. Essendo abituato a ragionare sempre in termini prospettici e progettuali penso che nei prossimi anni, abbastanza velocemente, diventerà “lo” strumento di progettazione. E come tutti gli strumenti poi ci sarà bisogno di un pilota, di qualcuno che coordini: ma ha una sua forza ed una probabile capacità di indipendenza rispetto al pilota che bisognerà governare.
In che modo oggi il concetto di sostenibilità entra nella definizione di un progetto?
Il primo elemento da considerare riguarda la possibilità di prevedere nella progettazione del prodotto la possibilità di disassemblarlo. Questo capita in parte anche nell'edilizia: poter recuperare degli elementi in modo che l’architettura sia riqualificabile. Sicuramente il tema del futuro sarà quello del costruire sempre meno ma meglio, recuperando quanto più possibile. È importante inserire tecnologie di salvaguardia dell'involucro e della determinazione dell’apporto energetico. Ma tutto questo deve avvenire su edifici che devono durare: ecco quindi il concetto della durata che si inserisce a pieno titolo in questo discorso. In Italia, ma più in generale in Europa, siamo molto attenti al tema della conservazione: e questo è un elemento che ci differenzia anche nell'interpretazione della sostenibilità worldwide, proprio perché c'è questo concetto del mantenere, di riuscire a preservare quanto più possibile quello che c'è già, migliorandolo.

per commentare devi effettuare il login con il tuo account