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Cedolare secca, ecco quando conviene e quando invece no

La cedolare secca consente al proprietario di un immobile in affitto di pagare sul reddito generato dal canone invece della normale irpef, con le relative addizionali un'imposta sostituitiva del 21% per i canoni liberi e del 15% per i canoni concordati. Ecco quando optare per la cedolare conviene e quando invece no

Quando conviene

- Quando il proprietario ha già altri redditi sottoposti a tassazione irpef. Più aumenta il reddito diverso dall'affitto più aumenta l'aliquota irpef e nell'ipotesi peggiore questa può arrivare fino al 43%

- Quando il contratto d'affitto è a canone concordato, perché con il decreto sull'imu il governo ha ridotto l'aliquota dal 19% al 15%

Quando non conviene

- Quando si prevede un amento dell'inflazione durante il periodo di vigenza del contratto.  Scegliendo l'imposta sostituitiva è infatti impossibile inserire l'adeguamento istat

- Quando non si hanno altri redditi oltre a quelli provenienti dall'affitto di uno o più immobili. Optando per la tassazione irpef è infatti possibile usufruire di detrazioni d'imposta sulla prima parte del reddito e di deduzioni varie (ex spese mediche, detrazioni per ristrutturazioni e riqualificazione energetica degli edifici) che non è possibile applicare scegliendo la cedolare secca

-  Se il contratto è libero, bisogna inoltre ricordare che sotto una certa soglia di reddito la tassazione irpef ha una soglia effettiva più bassa del 21%

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