
La pandemia ha modificato molto il mondo del lavoro e ha portato alla ribalta lo smart working. Una pratica che molte aziende ad esempio nei Paesi Bassi, in Irlanda e in Belgio avevano già implementato prima dell’arrivo del Covid-19. Ma cosa è cambiato in questi ultimi due anni? Vediamo cosa dicono i dati Eurostat.
Tra i Paesi europei che hanno visto crescere notevolmente lo smart working ci sono i Paesi Bassi, che nel 2020 hanno registrato il 42,7% di lavoratori da casa e nel 2021 il 57,6%, e l’Irlanda, dove la percentuale è aumentata di circa l’8% tra il 2020 e il 2021, passando dal 32,6% al 40,6%. Inoltre, l’Irlanda è il Paese in cui lo smart working “regolare” è più diffuso, visto che interessa un terzo degli occupati (33%).
In Grecia e in Italia le percentuali di occupati che “a volte” o “di solito” lavorano da casa sono quasi triplicate tra il 2019 e il 2021. Tra i Paesi dell’Europa meridionale, il Portogallo continua ad avere la quota più alta di telelavoratori, mentre in Spagna lo smart working sembra ristagnare, dal momento che nel 2019 interessava l’8,4% dei lavoratori, percentuale passata al 15,2% nel 2020 e cresciuta solo dello 0,3% nel 2021.
Quali Paesi hanno sfruttato meglio lo smart working?
A quanto pare, dunque, i Paesi europei che hanno sfruttato meglio lo smart working sono stati i Paesi Bassi, l’Irlanda e il Belgio.
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